II 15 dicembre 1929, nell’atrio della R. Scuola d’ingegneria, è stato inaugurato il busto marmoreo in memoria dell’ing. Luciano Toso Montanari, insigne benefattore il quale legò la sua cospicua sostanza alla Scuola di Chimica Industriale, che ha la sua sede nell’edificio della R. Scuola d’ingegneria. … La lapide murata sotto il busto (opera del Prof. Mario Sarto) reca la seguente epigrafe: Luciano Toso Montanari 1848-1920 ingegnere industriale valentissimo si rese benemerito della città di adozione eleggendo erede universale la Scuola di Chimica Industriale e lasciando cospicuo legato alla Scuola d’Ingegneria.
Il Direttore Prof. Maurizio Padoa ha pronunciato il seguente discorso: Eccellenza, Signori, «… Il beneficio portato dal Toso alla nostra Scuola e per il quale Egli merita una gratitudine imperitura, è di carattere permanente e tale da far guardare con tranquillità al suo avvenire ed ai suoi ulteriori sviluppi: in questo momento lo si comprende particolarmente bene. È da pochissimo che la Scuola di Chimica Industriale ha potuto, mercé l’amorevole interessamento del Governo e degli Enti locali, concretare insieme con gli altri Istituti cittadini di Istruzione Superiore una nuova Convenzione che permetterà di eseguire considerevoli lavori edilizi ed arredamenti a scopo scientifico e didattico. È naturale però che l’ingrandimento dei vari Istituti e in particolare del nostro, porti ad un aumento delle spese annue dovute principalmente all’estendersi degli impianti. Ora è precisamente il patrimonio lasciato dal Toso, che il Consiglio d'Amministrazione della Scuola e con esso il mio predecessore ed io stesso abbiamo cercato di conservare intatto, è precisamente questo patrimonio che costituisce una prima e solida garanzia per il funzionamento avvenire. … Infatti due sono le destinazioni che possono avere i capitali di dotazione della Scuola: 1° la selezione degli allievi, 2° gli impianti e gli apparecchi scientifici. Sul primo punto giova parlare francamente: molti Istituti e Facoltà, per mantenersi in vita, debbono contare sulla frequenza di molti allievi; e pertanto generalmente è considerata la frequenza per un segno della fama e della prosperità di una Scuola. Se però l’accorrere di molti allievi è segno della rinomanza di una Scuola, è altrettanto vero che sarebbe desiderabile poter fare una scelta dei migliori e scartare gli altri. Ora è evidente che il restringere il numero degli allievi mediante una severa selezione sarebbe soltanto permesso a quelle Scuole che hanno larghe disponibilità. Si domanderà in quale modo potranno conseguire il diploma quegli allievi che non venissero ammessi nè in questa nè in altre Scuole di Chimica, ma bisogna rispondere che gioverà molto più al progresso della scienza e dell’industria l’avere ad esempio 15 laureati scelti, che non 30 mediocri e sarà preferibile che i 15 non laureati diventino semplicemente dei tecnici e degli analisti. È ben vero che si potrebbe raggiungere un alto grado di perfezionamento nell’insegnamento delle scienze sperimentali e in particolar modo della chimica, pur senza restringere eccessivamente il numero degli allievi, il che sarebbe doloroso, dato che la nostra Scuola (poiché ad essa convengono gli allievi da ogni parte d’Italia) ha una funzione Nazionale più che locale. Il problema può risolversi mediante una suddivisione e moltiplicazione degli Istituti specializzati diretti ciascuno da un competente. Questa è la via su cui si è posta la nostra Scuola ed una prima realizzazione è costituita dal Laboratorio di Tecnologia dello zucchero e fermentazioni, che si è potuto fare l’anno scorso mediante l’aiuto generoso del Consorzio Nazionale degli Zuccherifici. Ma questa via presuppone due cose: l’esistenza di considerevoli mezzi finanziari e la stretta collaborazione tra i vari Istituti di Chimica anche non dipendenti dalla Scuola Superiore di Chimica Industriale; e questa l’abbiamo, perché è veramente grato constatare che la cordialità dei nostri rapporti con gli Istituti Universitari di Chimica esiste a Bologna mercé la chiaroveggenza e gli alti sentimenti dei loro dirigenti, e costituisce una forza per noi. A questa forma di collaborazione dobbiamo l’esistenza e la proficua attività del Laboratorio di Elettrochimica. Sul secondo punto, quello delle dotazioni degli Istituti di Chimica per impianti ed apparecchi, non si insisterà mai abbastanza. Quelli di noi che hanno visitato certi laboratori stranieri hanno potuto constatare di quali enormi disponibilità essi sono dotati: la disparità fra questi ed i nostri Istituti è talmente grande, che par naturale una considerazione confortante alla produzione scientifica nostra comparata con quella straniera: cioè che il rapporto delle produzioni scientifiche è molto meno svantaggioso per noi di quel che non sia il rapporto dei mezzi di lavoro. Ciò si deve alla genialità ed abilità dei nostri sperimentatori: ma vi sono dei limiti che queste qualità della stirpe non possono superare, ed inoltre lo sperimentare con mezzi di fortuna costituisce anche un nocivo perditempo in una epoca in cui la gara fra i ricercatori di tutto il mondo è vivacissima. Pertanto i capitali impiegati per dotare gli Istituti scientifici sono bene spesi per aumentare la potenza produttiva della Nazione sia nel campo scientifico che in quello agricolo-industriale. E per avvalorare maggiormente quel senso di gratitudine, che provano con me tutti quelli che contribuiscono con la loro attività alla vita della nostra Scuola, verso l’Uomo che oggi ci siamo riuniti per onorare con un ricordo marmoreo, vorrei dire che alla potenza della Nazione intesa come valore globale di civiltà, di cultura e di sviluppo in rapporto alle altre, si può contribuire con due forme di beneficenza: l’una rivolge direttamente i suoi mezzi a sollevare i miseri e a curare i sofferenti e quindi serve a mantenere e ad incrementare il numero degli individui e la loro efficienza fisica, l’altra mira ad elevare la qualità dei cittadini potenziando le loro qualità intellettuali. … il danaro che passa, cautamente impiegato, attraverso gli Istituti di ricerca scientifica eleva la potenzialità intellettuale del Paese e finisce per andare distribuito come corrispettivo di un lavoro e beneficando numerosi lavoratori.»
[Annuario della R. Scuola superiore di chimica industriale di Bologna, a.a. 1926-1931, p. 199-203]
Per approfondimenti
[R[egia] università di Bologna: casa in via Zamboni 32 e via del Guasto 5: facoltà di chimica industriale: pianta del piano terzo
Autore: Anonimo <1920-1970>
[R[egia] università di Bologna: casa in via Zamboni 32 e via del Guasto 5: facoltà di chimica industriale: pianta del piano sotterraneo
Autore: Anonimo <1920-1970>
[R[egia] università di Bologna: casa in via Zamboni 32 e via del Guasto 5: facoltà di chimica industriale: pianta del piano secondo
Autore: Anonimo <1920-1970>
[R[egia] università di Bologna: casa in via Zamboni 32 e via del Guasto 5: facoltà di chimica industriale: pianta del piano terreno
Autore: Anonimo <1920-1970>
[R[egia] università di Bologna: casa in via Zamboni 32 e via del Guasto 5: facoltà di chimica industriale: pianta del piano primo
Autore: Anonimo <1920-1970>
[R[egia] università di Bologna: casa in via Zamboni 32 e via del Guasto 5: facoltà di chimica industriale: pianta del piano ammezzato
Autore: Anonimo <1920-1970>