L'istituzione della Facoltà di Medicina Veterinaria di Bologna risale al 1932 quando, in forza dell'articolo 10 del R.D.L. 28 agosto 1931 n. 1227, l'allora Regio Istituto Superiore di Medicina Veterinaria della città fu aggregato all'Università. In tal modo l'insegnamento della "medicina dei bruti" ritornava in seno all’Alma Mater Studiorum che, fin dal 1784, aveva attivato nella Facoltà Medica una "lettura" di Veterinaria, allineandosi in questo con i più lungimiranti governi europei, preoccupati di arginare i gravissimi danni provocati dalle ricorrenti epizoozie che nel Settecento decimarono il bestiame, asse portante dell'economia e dell'efficienza dell'esercito, che aveva nella cavalleria il suo punto di forza. L'impellente necessità di istruire su base scientifica validi operatori sanitari, per sottrarre la cura degli animali agli empirici, portò per prima la Francia ad aprire a Lione nel 1762 e ad Alfort nel 1765 due Scuole di Veterinaria alle quali presto altre ne seguirono in Europa, Italia compresa. Prima di allora, infatti, gli interventi curativi sugli animali e le pubbliche funzioni di polizia sanitaria (salvaguardia delle norme igieniche nel commercio del bestiame e accertamento di salute degli animali da macellare) erano per legge demandati ai maniscalchi; solo nel caso di morbi epidemici i dicasteri preposti alla salute pubblica ricorrevano alla classe medica. In pratica però, specie nelle campagne, esercitavano rozzi e ignoranti "curatori" che aggiungevano danno al danno.